NC 500
Suonano cornamuse ovunque (mentre noi) Zingari Instancabili Andiamo (avanti all'infinito)
C’è qualcosa di magico in una strada che riesce a diventare sia mezzo di congiunzione fra luoghi che si vogliono visitare, sia essa stessa un luogo, che si vuole visitare; è come se tutti i paesaggi attraverso i quali passi diventassero stanze di una reggia immensa, tutte abitante da una storia o da una sensazione diversa.
Normalmente si sceglie una destinazione e si traccia il percorso che unisce il punto di partenza e quello di arrivo: la strada non desta alcun interesse in se, è per molti e spesso un piccolo o grande fastidio, a seconda del tempo necessario per percorrerla, qualcosa che divide prima e unisce a mano a mano che sparisce dietro le nostre spalle, per lo più ci avvicina all’oggetto del nostro desiderio qualsiasi esso sia.
Solo raramente la strada diventa il viaggio ed il punto in cui si concentra tutta la nostra attenzione; quando accade la distanza da percorrere perde importanza e la sola cosa che si vorrebbe avere a disposizione è un tempo infinito, per poterla seguire in tutta tranquillità fermandosi in ogni suo angolo, respirando tutti i suoi profumi, ascoltandone i rumori e i silenzi. Si ha la sensazione di andare sempre troppo veloci, di perdere dei pezzi, di non dedicare abbastanza tempo a quel serpente nero e sinuoso che corre verso i luoghi più disparati e misteriosi.
Ai piedi dell’arcobaleno nascono i sogni, alla fine e all’inizio molto spesso c’è la curiosità di capire dove siano esattamente quei due punti da cui ha origine tanta bellezza. All’apparenza irraggiungibili, sono in realtà luoghi fisici in cui la luce incontra l’acqua e accarezzando la terra da forma a storie incantate, nelle quali tutte le forze in gioco sul nostro pianeta finiranno per avere un ruolo.
Basta togliere il manto pesante della realtà dalla realtà, insieme a tutti i suoi limiti e un mondo immenso ci si apre davanti.
(quante immagini aveva perso percorrendola, quante immagini sarebbero rimaste dentro di lei, per riemergere in un altro tempo)
C’è qualcosa di magico in una strada che riesce a diventare sia mezzo di congiunzione fra luoghi che si vogliono visitare, sia essa stessa un luogo, che si vuole visitare; è come se tutti i paesaggi attraverso i quali passi diventassero stanze di una reggia immensa, tutte abitante da una storia o da una sensazione diversa.
Normalmente si sceglie una destinazione e si traccia il percorso che unisce il punto di partenza e quello di arrivo: la strada non desta alcun interesse in se, è per molti e spesso un piccolo o grande fastidio, a seconda del tempo necessario per percorrerla, qualcosa che divide prima e unisce a mano a mano che sparisce dietro le nostre spalle, per lo più ci avvicina all’oggetto del nostro desiderio qualsiasi esso sia.
Solo raramente la strada diventa il viaggio ed il punto in cui si concentra tutta la nostra attenzione; quando accade la distanza da percorrere perde importanza e la sola cosa che si vorrebbe avere a disposizione è un tempo infinito, per poterla seguire in tutta tranquillità fermandosi in ogni suo angolo, respirando tutti i suoi profumi, ascoltandone i rumori e i silenzi. Si ha la sensazione di andare sempre troppo veloci, di perdere dei pezzi, di non dedicare abbastanza tempo a quel serpente nero e sinuoso che corre verso i luoghi più disparati e misteriosi.
Ai piedi dell’arcobaleno nascono i sogni, alla fine e all’inizio molto spesso c’è la curiosità di capire dove siano esattamente quei due punti da cui ha origine tanta bellezza. All’apparenza irraggiungibili, sono in realtà luoghi fisici in cui la luce incontra l’acqua e accarezzando la terra da forma a storie incantate, nelle quali tutte le forze in gioco sul nostro pianeta finiranno per avere un ruolo.
Basta togliere il manto pesante della realtà dalla realtà, insieme a tutti i suoi limiti e un mondo immenso ci si apre davanti.
(quante immagini aveva perso percorrendola, quante immagini sarebbero rimaste dentro di lei, per riemergere in un altro tempo)
