Li c’era il ricordo di una guerra violenta e devastante, era nascosto nelle strade, sotto il centro di una città ricostruita dalle proprie macerie, era nell’aria e in tutti i monumenti sparsi per la città, che ricordavano i morti e la disperazione, ma anche il coraggio di chi si era ribellato a quello che stava succedendo.
C’era una città dal fascino inimmaginabile, divisa fra il passato il presente e il futuro, dove pochi imponenti palazzi svettavano contro il cielo, sembrando incollati da una una mano gigante con una colla speciale, capace di reggere tutto quel peso.
Le strade enormi aiutavano a respirare e il silenzio era a volte surreale se si pensava di essere in una grande capitale europea.
Varsavia ti accoglie con tutti i suoi contrasti, ti guarda un po' diffidente, ma rassicurandoti circa le sue buone intenzioni nei tuoi confronti; non si mostra minacciosa nemmeno al buio, quando la luce va a dormire e si accendono pochi lampioni, giusto il necessario per permetterti di capire dove ti trovi in quel momento.
Se cerchi di capirla un po' si nasconde, prova a confonderti, forse non vuole che le persone le si avvicinino troppo, per paura che qualcuno possa ritrovare quell’odio incomprensibile nei suoi confronti e farle male ancora una volta, sembra tema di poter vedere ancora le sue strade ferite e le sue case violate. Ma dietro il suo timore diafano, spicca tutta la sua vitalità, la voglia di essere una città moderna, orgogliosa e fiera di se stessa; anche se ci sono assenze nelle sue strade, che lasciano intendere come, la strada verso la libertà, sia ancora molto lunga.