Luoghi sicuri per l'immaginazione, nei quali riposa la leggerezza.
Ho cercato i suoi spazi, il suo contro-mondo, il mio: quel mondo sospeso nel quale vive la bambina libera di essere se stessa, libera di ridere e giocare, anche quando non è più il tempo previsto dal normale scorrere dell'esistenza.
Ho cercato l'isola che non c'è.
Molti pensano che quest'ultima sia frutto della fantasia di un sedicente scrittore scozzese, il quale, inventando una favola, ha saputo incantare grandi e piccini; in realtà lui ha dato un nome ad un luogo reale e creato una storia su misura per quel luogo.
L'isola che non c'è però esiste davvero e il nome fa parte del gioco. Su di essa il tempo predominante è da sempre quello dei giochi, degli istanti rubati agli adulti e la bambina è più importante delle convenzioni, delle paure e della fretta.
L'isola è una bambina che non vuole crescere: è uno sguardo pieno di vita che sa riempirsi di una malinconia spaventosa, da cui però può sempre correre via, senza che qualcuno possa dirle: Fermati! Dove scappi, sei troppo grande per scappare!
Sull'isola che non c'è all'ingresso c'è un cartello gigante, sul quale campeggia la scritta: Qui gli "adulti" non possono entrare.
Fuori dal mondo, dentro un altro mondo,
la vita si perde in una risata che spezza in due il cielo
e lasciando trapelare una luce abbagliante,
va a nascondersi nel rumore di un cuore che gioca a nascondino col silenzio.
Fuori dal mondo dentro un altro mondo,
un sorriso strappa un sorriso a un altro viso,
mentre coriandoli di nuvole si staccano dal cielo
in un eterno carnevale di leggerezza e divertimento.